“Ponti letterari 2.0”
Venerdì 27 novembre 2020
Ore 18: 30
Secondo capitolo degli incontri di Ponti Letterari 2020 per comprendere e condividere le storie degli altri.
Con Kossi Komla-Ebri e Fatima Issah
L’introduzione alle conversazioni sarà affidata all’attrice Patrizia Camatel, che ricorderà il contesto in cui la rassegna è nata un anno fa: far conoscere l’esperienza di accoglienza e integrazione di cinque Comuni (Castellero, Chiusano, Cortandone, Monale, Settime) che, con l’Associazione Piam di Asti, stanno attuando il Progetto Agape: negli ultimi quattro anni, attraverso il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SIPROIMI/SPRAR), sono stati accolti 150 migranti.
Alla curatrice della rassegna, Marisa Varvello, il compito di dialogare con Kossi Komla-Ebri, che intreccerà nuovamente i rapporti con Asti dopo aver partecipato, in estate, al Migrantes Festival. Lo scrittore, 66 anni, scrive in italiano e ha contribuito a far nascere la rivista online di letteratura della migrazione “El-Ghibli”. E’ fondatore e presidente onorario della Rete della Diaspora Africana Nera in Italia.
A “Ponti letterari” Kossi Komla-Ebri presenterà il libro “Imbarazzismi-Quotidiani imbarazzi in bianco e nero”: con l’arma dell’ironia offre molti spunti di riflessioni su come spesso vediamo l'”altro”. Il viaggio tra le pagine toccherà anche l’ultima opera dell’ospite, che vive in Italia dal 1974: “Gente, udite la mia favola!”, libro per bambini.
Coraggiosa la scelta di Fatima Issah, 38 anni, di raccontare la propria storia a viso aperto: nel 2019 la svelò sul sito web di Sos-donna (percorsi attivi contro la violenza ad Asti), ma senza divulgare il suo nome: ora, dialogando con la giornalista Laura Nosenzo, è pronta a farsi conoscere per raccontare una vicenda che ha dell’incredibile. Tredici anni fa la donna lasciò il Ghana, dove era poliziotta carceraria, per inseguire il sogno di un lavoro migliore in Italia. Cadde nella rete della tratta e fu messa sulla strada della prostituzione, attività che non esercitò mai perché, il primo giorno, trovò il coraggio di scappare dal marciapiede di viale Don Bianco. Chiese aiuto al Piam, dove da tempo è mediatrice culturale e aiuta donne meno fortunate di lei a “uscire dal giro”.
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